#Giuseppe Ricciotti
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Gesù è nato il 25 dicembre
Le coordinale dell’evangelista Luca, “dopo aver fatto attente ricerche”. Continue reading Gesù è nato il 25 dicembre
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3 random Italian history facts?
!!!!!!!!!!!!!! Thank you!
During the 1850's, Prime Minister Camillo Benso, Count of Cavour was soliciting political support from French Emperor Napoleon III (the more famous Napoleon's nephew) for the cause of unification for Italy. One provision to France was for Sardinia-Piedmont to trade away some territory in exchange for French support in a war against Austria; but a second more spicy part of the meeting was the Count of Cavour introducing Napoleon to his cousin, Virginia Oldoini, with intentions for Napoleon to have an affair with her and use that influence as his mistress to further press the Emperor to support Italian Unification. It worked, and France under Napoleon supported Sardinia-Piedmont's efforts to unite Italy.
Italian warfare during the Renaissance era was much more transactional than traditional warfare if that makes sense, and became much less bloody as a result of it! Instead of the small Italian states having standing armies of professional soldiers, they would instead use their treasuries to hire mercenary groups to fight on contract for the state, giving rise to the Condottieri, or contractors. With most armies in Italy being up for hire, most wars turned into a bidding war for who could bribe the other's armies into switching sides first, often ending wars before they were ever fought. Condottieri also avoided actual fighting whenever possible, because casualties and compensation payouts were bad for business.
Giuseppe Garibaldi is one of the most famous men in Italian history for being a freedom fighter all across the world, fighting in Brazil, Uruguay, France, and Italy. What's lesser known is that his sons and grandsons continued on the tradition of supporting the underdog. His son Ricciotti both fought alongside his father and fought for Greece in a war against the Ottomans to free the Island of Crete. and Ricciotti's son Peppino also earned a reputation as a freedom fighter, fighting in the Mexican Revolution alongside Pancho Villa, for the French and Italians in World War I, and against Mussolini's Italy in World War 2, getting captured and imprisoned by the Fascists for his resistance against them.
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Caprera, autore ignoto, 1921
Francesca Armosino e Rosa, figlia di Ricciotti Garibaldi, sulla tomba di Giuseppe Garibaldi, morto il 2 giugno 1882 sull'isola.
Armosino fu la sua terza e ultima moglie. Morì nel 1923 e fu sepolta accanto al marito e ai suoi figli.
Fonte "L'Illustrazione Italiana", Anno XLVIII, No 22, Maggio 29, 1921.
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Quesito Rev. padre, da tempo mi tormenta il dubbio sulla vera entità della Vergine Maria, madre terrena di Gesù Cristo. Nei 4 vangeli ufficiali non ho trovato un solo passo nel quale Gesù la chiama Madre o Mamma ma, soltanto, Donna, come quando era in croce od appellativi poco rispettosi come nelle nozze di Cana, nelle fughe al Tempio, ecc… Come va interpretato tutto ciò, visto che la Madonna ci viene ormai detto che è l'ultima speranza per i peccatori davanti al giudizio ed all'ira divina? Grazie per l’eventuale risposta, molto importante per il sottoscritto e, forse, non solo per me! Risposta del sacerdote Carissimo, 1. per noi chiamare la propria mamma con l’appellativo donna è come porre delle distanze. È una parola che non evoca alcun affetto. 2. Ma non era così per gli antichi. Scrive il biblista Giuseppe Ricciotti: “Gesù dice: che c'è tra me e te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora” (Gv 2,4). Gesù pronunciò queste parole in aramaico e secondo questa lingua vanno interpretate. In primo luogo, donna era un appellativo di rispetto, circa come l'appellativo (ma)donna del trecento italiano. Un figlio chiamava ordinariamente madre la donna che l'aveva generato, ma in circostanze particolari poteva chiamarla per maggior riverenza donna. E donna chiamerà nuovamente Gesù sua madre dall'alto della croce (Gv 19,26); ma anche prima, secondo un aneddoto rabbinico, un mendicante giudeo aveva chiamato donna la moglie del grande Hillel, come Augusto aveva chiamato donna Cleopatra" (Cassio Dione, LI,12), e così in altri casi” (G. Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, § 283). 3. Secondo alcuni teologi questo modo particolare di Gesù di chiamare sua madre rimanda a colei che per prima è stata chiamata donna, vale a dire Eva. Eva infatti significa donna, come Adamo significa uomo. 4. Alle nozze di Cana Gesù aveva detto: “Non è ancora giunta la mia ora” (Gv 2,4). Ebbene, proprio queste parole ci indicano l'orizzonte da tenere presente per comprendere il motivo per cui Gesù chiami donna sua madre. In quel momento Gesù è il nuovo Adamo e Maria è la nuova Eva. Scrive Pier Carlo Landucci: “L’appellativo di eccezione (invece dell’ordinario: madre) con cui Gesù le risponde: "donna" che risuonerà un'altra volta dall'alto della croce nel momento supremo richiama appunto tali grandi orizzonti. Come l'antica Eva sospinse Adamo nel cammino della perdizione, così la nuova Eva sospinge in certo modo il nuovo Adamo nel cammino della redenzione. Nei tre supremi momenti, l'incarnazione, l'inizio della vita pubblica, la croce, è sempre Maria, la nuova Eva, che sta accanto a Gesù, novello Adamo, a lui congiunta nella salvifica azione” (Pier Carlo Landucci, Maria Santissima nel Vangelo, p. 234). 5. In questa linea si è espresso anche Giovanni Paolo II: “Con l'espressione: «Che ho da fare con te, o donna?», Gesù intende porre la cooperazione di Maria sul piano della salvezza che, impegnando la sua fede e la sua speranza, chiede il superamento del suo ruolo naturale di madre” (catechesi 26 febbraio 1997). Che l'augurio che la Madonna spinga Gesù ad esserti sempre propizio, ti benedico e ti ricordo nella preghiera. Padre Angelo
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Giuseppe Garibaldi's grandsons - Bruno, Ricciotti, Giuseppe "Peppino", Sante, Costante and Ezio Garibaldi - in France in 1914, as officers of the "Garibaldi Legion" fighting in the Argonne [960 x 676] Check this blog!
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Il diavolo di tutte le terre - Daichi no Akuma
In seguito all'analisi del capitolo 103 mi sono trovata a ragionare sulle motivazioni di Zeke e, soprattutto, sulla sua attuale situazione. All'inizio pensavo lavorasse da solo, poi ho creduto lavorasse solo con Eren, adesso penso lavori *anche* con Levi e gli SC... ma sinceramente non credo di aver capito, né di aver intuito cosa passi nella testa di Zeke. Sappiamo che il suo principale "segreto" è legato al suo sangue reale ma sono quasi certa che ci siano diverse cose che non sappiamo di lui a partire di quando è arrivato a Paradis per raggiungere Berthold, Annie e Reiner assieme a Pieck, prendendo quindi parte alla battaglia di Shiganshina. Dove è stato per tutto quel tempo? Quando lo vediamo per la prima volta ha i capelli lunghi e l'aria del soldato di lungo corso rimasto per troppo tempo allo stato selvaggio.
Quando, al Castello di Uthgard, Ymir e Reiner trovano delle scatolette di cibo con scritte che entrambi riescono a capire, oltre ad un bivacco, io ho sempre sospettato (vista anche la presenza di Zeke in forma Beast Titan poco distante) che quell'accampamento fosse proprio il suo. E' impossibile ragionare su Zeke senza prendere in considerazione anche il suo gigante e nell'analisi del capitolo 103 ho citato il parallelo fra lui e Kenny Ackerman: entrambi avevano e hanno "un grande sogno", nel caso di Kenny sappiamo trattarsi di qualcosa di semplice quanto banale, ossia il potere. Zeke è un caso più complesso ma la chiave del discorso è semplice: entrambi sanno che per ottenere i propri scopi è necessario sacrificare qualcosa, qualcuno, molto, moltissimo. Tutto? Ho pensato che, come Kenny Ackerman, anche il Beast Titan potesse essere qualcosa dal potere difficilmente gestibile, una creatura che non può essere domata o comandata a bacchetta così sono finita a chiedermi: come sarebbe la storia se il "diavolo di tutte le terre" fosse proprio l'antenato del Beast Titan? E, da qui, un'altra domanda: chi era lo shifter all'interno del "diavolo di tutte le terre"? C'era? Oppure questo "mostro" era una cosa diversa dai titan shifter che conosciamo oggi?
Sappiamo che questo gigante è "sempre stato più grande degli altri" come affermano i soldati Marlean sul campo di battaglia di prova in cui si allenano i piccoli warrior e, semplicemente guardandolo, notiamo che è diverso dagli altri. Ho sempre considerato i giganti macchine organiche funzionali ad uno scopo specifico, nel caso, il fare la guerra. Ora, se il Beast Titan è una sorta di enorme macchina d'assedio (tipo un trabucco o una catapulta), perchè non crearlo semplicemente con la forma di un umanoide deforme ma per perfetto per il proprio scopo? In sostanza, perchè coprirlo di pelliccia? Qual è la funzione del pelo e dell'aspetto simile ad una grossa scimmia? Facciamo un passo indietro e torniamo al "diavolo di tutte le terre" che vediamo ritratto con Ymir e che reca gli attributi che tutti possiamo rimandare all'iconica immagine "diabolica" della radice cristiana.
Corna, denti ed artigli affilati, corpo irsuto, orecchie ferine.
Facciamo un passo indietro verso quindi le origini del "diavolo" proprio nella cultura cristianam avvalendomi di un ottimo documento trovato in rete di F. Rompazzo che, per comodità, cito testualmente.
"Alla base della rappresentazione iconografica del maligno nell’arte romanica e gotica c’è proprio l’idea di diversità, di rovesciamento e stravolgimento dei connotati umani e divini. Sia che esso venga ritratto in forma umana, come nel mosaico del Duomo dell’Isola di Torcello, dove il diavolo è rappresentato come un vecchio dalla barba bianca, privo di connotati bestiali, sia che compaia nei dipinti come una figura ferina, come nel Mosaico del Giudizio nel Battistero di San Giovanni a Firenze, la sua fisicità è sempre, in ogni caso, esagerata e mostruosa, questo perché l’obiettivo era quello di spaventare i peccatori con le minacce delle dannazioni eterne, e le fattezze mostruose e bestiali concorrevano proprio a distinguere Satana, i dannati e i demoni dalle figure angeliche. Nell’iconografia, a partire dall’arte paleocristiana fino a tutto il IX secolo, il demonio ha prevalentemente fattezze umanoidi. Viene, infatti, rappresentato
a. come un vecchio b. come un essere piccolo e deforme c. con artigli ai piedi.
Gli attributi iconografici più caratteristici nella forma umana sono:
a. la capigliatura liscia e scura, e successivamente serpentina b. gli occhi di fuoco c. il naso lungo e ricurvo (questo particolare dovuto alla stereotipizzazione degli ebrei al fine di demonizzarli)
Dal IX secolo inizia, invece, ad essere rappresentato come animale o mostro in pandant con l’immaginario medievale, richiamando in un certo qual modo: serpenti, gatti, lupi, caproni, pipistrelli. Fra gli attributi tipici di questo periodo è opportuno ricordare:
a. la coda b. le orecchie animali c. la barba caprina d. gli artigli e le zampe da capro
Le corna, attributo per eccellenza di quando si parla del diavolo, cominciarono a diffondersi nell’arte figurata a partire dall’XI sec. Per quanto riguarda le tinte e i colori utilizzati nelle raffigurazioni, Satana era dipinto, di solito, con il nero; altre volte potevano essere utilizzati il blu o il viola, colori che comunque mettono in risalto la sua natura infima e oscura."
Se vogliamo quindi escludere le corna, aggiunte alla figura diabolica solo successivamente per accrescerne il grottesco, si può ottenere una sorta di strana chimera con parti bestiali assortite nella sua anatomia.
Occupatici dell'aspetto, passiamo quindi all'etimologia del nome di Zeke. Si parla principalmente di un contrattura del nome "Ezekiel" (Ezechiele) e, in minor parte, di una lieve storpiatura del nome "Sieg" da Siegfried. Occupiamoci quindi di Ezechiele: chi era costui?
Cito da Wikipedia.
Ezechiele nacque verso la fine del regno di Giuda, intorno al 620 a.C. Apparteneva ad una famiglia di sacerdoti, ma visse ed operò da profeta.
Fu deportato in Babilonia nel 597 a.C. assieme al re Ioiachin e si stabilì nel villaggio di Tel Abib sul fiume Chebar, come riportato nel Libro di Ezechiele, in un sito da identificare probabilmente lungo il canale di Khabur, vicino all'antica città di Nippur nell'odierno Iraq. Cinque anni più tardi ricevette la chiamata alla missione di profeta. Doveva rincuorare i Giudei in esilio e quelli rimasti a Gerusalemme. Non è conosciuta la data della morte, ma si sa solo che era ancora vivo 22 anni più tardi della chiamata profetica. Inascoltato all'inizio della sua missione, dopo la caduta di Gerusalemme il popolo gli diede ascolto perché aveva compreso la veridicità delle sue profezie. La sua predicazione si concentrò, da quel momento, sulla ricostruzione della Città santa.
Dal testo biblico si evince che ricevette delle profezie complesse ed era in grado di vedere i fatti che si verificavano a Gerusalemme, pur essendone distante quasi 2.000 km.
Vedeva se stesso come pastore che doveva vegliare sul popolo, guidandolo dall'interno. Si considerava come anticipatore del Messia. Si presentava anche come guardiano del popolo poiché doveva annunciargli l'imminente giudizio di Dio. Accusava gli israeliti per i loro peccati e li invitava alla conversione.
Una delle sue visioni più famose, quella del campo cosparso di ossa che tornano a rivivere al soffio di Dio, viene vista dai cristiani quale simbolo della resurrezione della carne.
Un'altra visione è quella che mostra quattro viventi (uomo, leone, bue e aquila; cfr. Ezechiele 1, 10) attorno al trono dell'Eterno, nei quali si sono visti i simboli degli evangelisti.
Giuseppe Ricciotti, sempre da Wikipedia, ci fa presente questo.
È una caratteristica degli scritti e dell'attività profetica di Ezechiele l'abbondanza di visioni, simboli, azioni simboliche anche stranissime, e altri espedienti allegorici: le quali cose rendono particolarmente difficile l'esatta interpretazione, perché spesso non appare chiaramente il limite ove la realtà finisce e l'allegoria comincia. Ciò vale anche per le azioni simboliche compiute dal profeta (ad es. quelle del cap. 4).
Per interesse, vi lascio qui sotto cosa si dice nel capitolo quattro del "Libro di Ezechiele".
«Figlio dell’uomo, prendi una tavoletta d’argilla, mettila dinanzi a te, disegnaci sopra una città, Gerusalemme, e disponi intorno ad essa l’assedio: rizza torri, costruisci terrapieni, schiera gli accampamenti e colloca intorno gli arieti. Poi prendi una teglia di ferro e mettila come muro di ferro fra te e la città, e tieni fisso lo sguardo su di essa, che sarà assediata, anzi tu la assedierai! Questo sarà un segno per la casa d’Israele.
Mettiti poi a giacere sul fianco sinistro e io ti carico delle iniquità d’Israele. Per il numero di giorni in cui giacerai su di esso, espierai le sue iniquità: io ho computato per te gli anni della sua espiazione come un numero di giorni. Espierai le iniquità della casa d’Israele per trecentonovanta giorni.
Terminati questi, giacerai sul fianco destro ed espierai le iniquità di Giuda per quaranta giorni, computando un giorno per ogni anno. Terrai fisso lo sguardo contro il muro di Gerusalemme, terrai il braccio disteso e profeterai contro di essa. Ecco, ti ho cinto di funi, in modo che tu non potrai voltarti né da una parte né dall’altra, finché tu non abbia ultimato i giorni della tua reclusione.
Prendi intanto grano, orzo, fave, lenticchie, miglio e spelta, mettili in un recipiente e fattene del pane: ne mangerai durante tutti i giorni in cui tu rimarrai disteso sul fianco, cioè per trecentonovanta giorni. La razione che assumerai sarà del peso di venti sicli al giorno: la consumerai a ore stabilite. Anche l’acqua che berrai sarà razionata: un sesto di hin, a ore stabilite.
Mangerai questo cibo fatto in forma di schiacciata d’orzo: la cuocerai sopra escrementi umani davanti ai loro occhi». Il Signore mi disse: «In tale maniera mangeranno i figli d’Israele il loro pane impuro in mezzo alle nazioni fra le quali li disperderò». Io esclamai: «Signore Dio, mai mi sono contaminato! Dall’infanzia fino ad ora mai ho mangiato carne di bestia morta o sbranata, né mai è entrato nella mia bocca cibo impuro». Egli mi rispose: «Ebbene, invece di escrementi umani ti concedo sterco di bue; lì sopra cuocerai il tuo pane».
Poi soggiunse: «Figlio dell’uomo, ecco io tolgo a Gerusalemme la riserva del pane; mangeranno con angoscia il pane razionato e berranno in preda all’affanno l’acqua misurata. Mancando pane e acqua, languiranno tutti insieme e si consumeranno nelle loro iniquità.
Ci sono alcuni passaggi straordinariamente calzanti soprattutto volendo ampliare la possibilità di approfondimento della storia.
Se Ezechiele si sentiva un anticipatore del Messia come sarebbe se il nostro Zeke si sentisse altrettanto e fosse in possesso del gigante che ha dato l'inizio a tutto, il "Diavolo di tutte le terre" che non era altro se non un beast titan gestito da un essere vivente dal sangue "speciale", dove questa specialità è poi diventata sinonimo di sangue reale? Se il nostro Zeke volesse anticipare il "messia" di Paradis, ossia Eren? Se Zeke non fosse altro, alla fine, che strumento consapevole di un'architettura mastodontica ad opera della fine mente di Eren Krueger che ha guidato Dina Fritz da Grisha proprio per avere un bambino dal sangue reale da poter "muovere" secondo i propri scopi? E... Se accanto a questo straordinario bambino speciale Eren Krueger avesse lasciato un uomo di fiducia ossia quello che per comodità dal fandome viene chiamato "goggles-kun" ma che nella Wikia ufficiale è chiamato "Mystery Man" per assicurarsi che il piccolo Zeke facesse esattamente ciò che ha fatto, portando il mondo sull'orlo di un baratro per poter "rinascere dal suo personale campo d'ossa"?
Io sono tutt'ora convinta, per esempio, che alla coppia Krueger+Goggles-Kun debba essere aggiunta anche Kyomi Azumabito (evidentemente loro coetanea) che, da quel che immagino, sia alle spalle del letale colpo di stato in corso a Marley, un colpo di stato nel colpo di stato, quindi, un colpo al non ancora nato "stato" di cui Magath dovrebbe essere il Generale.
Ma la domanda ora è: chi era questo "diavolo di tutte le terre" che Ymir ha incontrato in un non meglio specificato strato sotterraneo?
Concludo con una citazione dal "Signore degli Anelli", una di quelle che ti fanno sentire ancora i brividi e la pelle d'oca a distanza di anni dalla prima volta in cui la sentisti, in un vecchio cinema di Bologna con addosso due dita di trucco da Uruk-Hai:
"I Nani hanno scavato troppo a fondo e con troppa avidità. Sai cos'hanno risvegliato nell'oscurità di Khazad-dûm? Ombra e fiamme."
#snk#crazyteoris#aot#shingeki no kyojin#attack on titan#attacco dei giganti#zeke jaeger#zeke yeager#zeke fritz#beast titan
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La Cité Radieuse Marseille, Le Corbusier
La Cité Radieuse Le Corbusier, Marseille Stefano Meneghetti, French Architecture Music, Images
La Cité Radieuse Marseille
15 Nov 2020
La Cité Radieuse in Marseille design by Le Corbusier
Location: Marseille, France
La Cité Radieuse Marseille by Le Corbusier
A walk around the apartments of the CITÉ RADIEUSE
CITÉ RADIEUSE Album + CITÉ RADIEUSE RE:RE:MIX The other side of concrete
The songs were composed by Stefano Meneghetti who brought musicians of the calibre of Giuseppe Azzarelli, Massimiliano Donninelli, Yannick da Re and Cristian Inzerillo to work together with him.
Deeply interested in architecture, music, and design, Stefano Meneghetti and his friends wanted to name this album La Citè Radieuse out of admiration for Le Corbusier, the legendary Corb, multifaceted and innovative architect, designer and urban planner, who created his city-like housing project in Marseille with the aim of fostering harmonious relationships among its inhabitants.
Sound research and experimentation are the focal points of this musical partnership.
The album develops an architecture of electronic sounds, which incorporates eclectic influences.
Stefano Meneghetti, graphic artist and video maker, is a long-standing collaborator of musicians such as Gary Numan, Franco Battiato, Byetone, Lorenzo Palmeri, Brian Eno and many others.
As Giuseppe Azzarelli says: “A city is not only an environment of spaces and forms. Inevitably, it also expresses its dimension through sounds: every environment has its own acoustic imprint reflecting human activities, their relationships with the world and with each other. The idea of a Cité Radiuese, ideal and utopian city within a city, conceived by Le Corbusier for people and their needs, immediately enthralled me by its “humanity”, drawing me closer to a world of sound that can underline or accentuate possible emotional meeting points in the multifaceted reality of the modern city.”
Interview
Stefano Meneghetti
“Music has helped me build parallel worlds; through this reciprocity with music I have created scenarios and stories, experiencing the world without being part of it, as if I lived observing it from a car (train?) window, through binoculars or a microscope.”
“Over the course of my life, I have felt a natural affinity for certain musical textures as well as personalities: from Gustav Mahler to Brian Eno, Alva Noto to Franco Battiato, and Teho Teardo & Blixa Bargeld to Georges Ivanovic Gurdjieff.”
“With his Cité Radieuse Charles-Edoard Jeanneret-Gris, better known as Le Corbusier, was simply the gravitational field where everything started.”
“The inhabitants of the same building live just a few centimetres away from each other, separated by a simple partition wall, and share the same spaces whose pattern is repeated on each floor. They do the same things at the same time: turn on the tap, switch on the light, set the table, a few dozen synchronized lives which are repeated on floor after floor, from one building after another, from one street to the next.”
“Like an anthropologist or an archeologist, I wandered discreetly around the Unité d’Habitation de Marseille to observe the lives of individuals, families and groups which are still unfolding in the radiant city.
CITÉ RADIEUSE RE:RE:MIX The other side of concrete
DJ & Producers from all over the world interpreted the Cité Radieuse project:
Aeon / Switzerland
Agustin Alejo Bernabè Almeida / Argentina
Alessandro Oliviero / Italy
Alex Pocol / Romania
Andrea Cichecki / Germany
Arfaaz Kagalwala FuzZy Logic / France
Carmen Rizzo / USA
Chiara Costanza / Italy
Egor Sport / Russia
Fab LaWren / France
Fontène / France
Fred Berthet / France
Hiroki Ishikura / France
Hristiana Errorbeauty / England
Hugo Samba / France
Javier Montoliu / Argentina
KANYAR / Baschet Gregory / France
Mariano Santos / Argentina
Mario Bringas / Mexico
Mikhail Negrozov / Russia
MoodTicket / Switzerland
ÔTANÔ / France
Romain Pellegrin / France
Satoshi Imano / Japan
MOLFAR / Taras Plankovsky / Ukraine
Zinnat / Bulgaria
…
We can boldly affirm that the interpretation of a work “sublime”, a priori, the same in a work of art. This without giving an aesthetic judgment either on the work or even less on its interpretation. And where does the first author’s aesthetic judgment fit with respect to his interpretation? Personally, I think exactly like any user of the work itself: without therefore being able to claim a super partes aesthetic judgment.
Therefore, placing yourself in front of a work and wanting to interpret it should free the second artist from feelings of respect or “fidelity” of any kind. It is then up to the inactive user to judge according to his or her personal aesthetic and emotional standards. As a listener I can therefore safely say that I find Glenn Gould’s interpretation of the Golberg variations of ’55 revolutionary and marvelous.
But are they more “Bachian” than the ’81 recording? Personally I think it’s a nonsense question. For the same reasoning, it doesn’t bother me if someone tells me that “Knocking On Heaven’s door” is by Guns N Roses or that “Sweet dreams” is by Marilyn Manson or that “General” is by Vasco Rossi (well to be honest the latter example a little yes).
In the jazz world this concept has in fact become normal. As all Fahrenheit listeners know, there are several hundred recorded versions of “My Favorite Things” and several million versions played extemporaneously. The original was composed by Richard Rodgers and not John Coltrane. But without John Coltrane’s version, would we have had the other versions?
From this point of view, as well as from the jazz world or, in general, from the immense world that revolves around improvisation, we should also take an example from the new generations (and age does not center), those who grew up in the post-conceptual and final-commercial era ( the one to be understood where it was the art critic who decided whether a work was a work of art or rubbish. See Win Wenders’ The Million Dollar Hotel if not already done).
Those of art in a short supply chain: from producer to consumer. And, like a good fruit, it can be eaten immediately, elaborated by a star chef, planted to generate a tree.
Hence the idea of this RE:MIX Cité Radieuse album. Involving those who wanted to be in an activity of reinterpreting the initial language. Somehow the Cité Radieuse project was intended to be an emotional reinterpretation of Le Corbusier’s art. We were excited by the idea that this reinterpretation would instead become a basis for a new interpretation.
Add an interpretive level to become a de facto RE:RE:MIX Cité Radieuse. In view of the foregoing, we also did not want to intervene with aesthetic judgments on the material sent to us, as it is artistically no longer in our domain. A bit like a street artist does with their ephemeral works by definition. We limited ourselves to a slight post-production in order to equalize the pieces together and insert them into an accomplished album.
There are pieces that we like very much, others less so, but we leave the power to judge.
La Cité Radieuse Marseille – Links
https://meneghetti.bandcamp.com
https://www.facebook.com/AlbumCiteRadieuse/
https://www.youtube.com/channel/UCF2F1StpGAzbXeW97J4LSUA
www.stefanomeneghetti.it
https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_ly2VwqBDpacR3bpInQlJ8–N3i4gPMDbc
Stefano Meneghetti [email protected] Tel. 320 88.90.958
La Cité Radieuse Marseille, Le Corbusier images / information received 141120
Location: Marseilles, France, southern Europe
Marseille Architecture
Contemporary Marseille Buildings
Marseille Architecture Designs – chronological list
Marseille Architecture News
New Marseille Buildings
Marseille Airport Building Extension Design: Foster + Partners image from architecture office Marseille Airport Extension
MaisonA in Aix-en-Provence, Provence-Alpes-Côte d’Azur region, southern France Design: Pietri Architectes photograph : Mathieu Ducros MaisonA in Aix-en-Provence
La Barquière Residential Development Design: Pietri Architectes photo © Mathieu Ducros La Barquière Housing Project in Marseille
Vitrolles Media Library, avenue des Salyen, 13127 Vitrolles, Bouches-du-Rhône, Southern France Architect: Jean-Pierre Lott photo : Aldo Amoretti Vitrolles Media Library in France
Marseilles Buildings
Vieux Port Pavilion Design: Foster + Partners photo : Nigel Young Vieux Port Pavilion Marseille Building
The Museum of European and Mediterranean Civilisations Design: Rudy Ricciotti photo : Gabrielle Voinot MUCEM Museum Marseille
Website: Marseille
French Architecture
French Architects Studios
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Appunti storici sul Cristo.
Ogni tanto ritorna il problema della natura del Cristo e dell'uomo-Gesù. Allora propongo questa comunicazione inedita di Kempis del 5 Giugno 1975 che tratta della figura storica di questo "personaggio".
************************************ Chissà se il Cristianesimo sarebbe mai nato se Cristo non fosse stato ritenuto “figlio di Dio”! Quanti si sono fatti questa domanda! E quanti, più ancora, si sono chiesti se Cristo veramente sia esistito. I primi dubbi nacquero naturalmente ad opera dei Giudei, quando fu fatto osservare che gli Evangeli contengono alcune inesattezze storiche. Per esempio Luca e Matteo dicono che Gesù è nato al tempo di Erode e Luca aggiunge: “Durante il viaggio di spostamento fatto da Giuseppe e Maria, per sottostare al censimento di Quirino il Siriano”.
Ora, come si sa, Erode regnò dal 40 al 4 a.C., mentre il censimento di Quirino il Siriano fu fatto deposto Archelao figlio di Erode; quindi le date non tornano. Il Ricciotti, quasi vostro contemporaneo, cerca di rimediare la faccenda in un modo non certo molto convincente. Del resto poi il pasticcio diventa pasticciaccio quando si confrontano le date del presunto inizio della predicazione del Cristo con quelle di Anna, Caifa, Ponzio Pilato e della presunta morte di Gesù, per cui si perviene a concludere o che Cristo è morto a venticinque anni al tempo di Anna, Ponzio Pilato governatore della Palestina, o che è morto a trentasei anni, al tempo di Caifa, quando Ponzio Pilato non era più in Palestina da circa quattro anni. Altri sostengono che il 15 Nisan non cadde mai di venerdì per tutto il periodo in cui Ponzio Pilato restò in Palestina. Ma a questo proposito, francamente, esprimerei dei dubbi. Ancora: tralasciando la questione delle comete, del terremoto alla morte di Cristo, di secondaria importanza, insomma può far parte di una descrizione figurata, per esempio in Matteo, Gesù rimprovera gli Ebrei di aver ucciso Zaccaria Ben Barachia, mentre questo personaggio è risaputo che morirà 40 anni dopo la morte del Cristo. E non può certo trattarsi di un caso di omonimia perché Matteo ne riferisce i particolari della morte: “ucciso fra il tempio e l’altare”. Gli studiosi laici delle origini del Cristianesimo hanno sostenuto che la figura del Cristo non è sufficientemente testimoniata da documenti dell’epoca o di epoche immediatamente successive. Per esempio il “Mishnah”, che è una raccolta di nomi di ribelli all’autorità del Sinedrio, che va dal 40 a.C. al 200 d.C., non parla di Gesù. Filone di Alessandria, cronista, vissuto dal 30 a.C. al 40 d.C., elenca le sette religiose della sua epoca, perfino gli Esseni, ma non i Cristiani; almeno che non si vogliano identificare gli uni con gli altri. Il discusso passo di “Antiquitates” di Flavio Giuseppe, altro cronista vissuto dal 31 al 100 d.C., è chiaramente una interpolazione successiva; ed analoghi dubbi esistono per la lettera di Plinio il Giovane a Traiano, per quanto ci muoviamo già su un terreno diverso perché, come si sa, Plinio il Giovane è vissuto dal 62 al 114 d.C. Intendo dire che le testimonianze che si possono trarre da, per esempio, “Gli Annali” di Tacito, le “Epistole”, altri scritti di Svetonio, sono tutte di molto successive e non hanno il valore che avrebbero avuto documenti dell’epoca del Cristo; sembrano testimoniare più l’esistenza del Cristianesimo che non del suo fondatore. Tant’è vero che non poche hanno ritenuto il Cristianesimo nato su una figura ideale. E ben lo sapeva questo, l’anonimo autore della lettera di Publio Lentulo a Tiberio il quale, per colmare questa lacuna, parare il colpo, come si usa dire, inventò una bella lettera in cui un subordinato scrive al suo Imperatore in questi termini di Gesù: “Egli è di aspetto maestoso, viso roseo, incomparabile bellezza. Sua madre è la più bella e mesta figura che si sia conosciuta da queste parti”. Certo fa tenerezza questo anonimo autore che cercò di migliorare la situazione peggiorandola invece di molto, perché ci fa pensare che i dubbi sollevati dagli avversari del Cristianesimo, non erano del tutto infondati..
E’ stato anche detto giustamente che molte figure storiche non sono documentate, come quella del Cristo, eppure circa la loro esistenza non si sollevano dubbi. Obbiettivamente, affermare che il Cristo non sia esistito, mi pare un pochino eccessivo, anche tenendo presente il fatto che gli uomini non possono verificare la verità di un avvenimento, cioè verificare se un avvenimento sia realmente accaduto o meno. Gli Ebrei, ed una parte della tradizione occulta, lo identificano in Jeshua Ben Pantera, il figlio di una pettinatrice. Altri nel “Maestro Giusto” degli Esseni, vissuto un secolo prima, circa, del Gesù canonico. Certo è che i Vangeli furono scritti molti decenni dopo la morte del Cristo, sulla base di raccolte di aforismi e sulla tradizione orale, per cui la vita che si può trarre da questi documenti, di Gesù, è alquanto approssimativa. Questo lo riconoscono tutti a cominciare, onestamente, dai Cristiani. Ed altrettanto onestamente debbo dire che uno studio imparziale di questa figura non è mai stato fatto; si è visto raramente nella giusta luce.
Le opinioni ne hanno fatto ora il Figlio di Dio, ora un mistificatore, ora un essere mai esistito, sempre secondo aprioristiche concezioni. Sarei tentato di farla io una puntualizzazione di questa figura, se non mi rendessi conto che non serve a molto.
Vedete, non volete credere che sia Figlio di Dio? Bene! Crediamo che sia figlio di una prostituta. Uso questo termine nel senso dispregiativo che voi gli date, perché personalmente non giudico le creature dalla professione che svolgono e, per quel che posso vedere vi sono molte prostitute rispettabili, come tante rispettate madri di famiglia. Non volete pensare che fosse giustamente esatta la cronologia e la storia narrata dai Vangeli? Bene! Pensiamo che non sia esatta, togliamo tutte le parti che non concordano con fonti più certe, riduciamo cioè gli Evangeli ad una raccolta di aforismi come erano in origine. Volete pensare che il Cristo non sia esistito realmente? Bene! Crediamo che sia un personaggio creato dalla fantasia popolare. Nonostante ciò, niente cambia, perché tutte queste sono parti accessorie.
Lo studioso Harnech disse che se togliamo tutte le sovrastrutture dai Vangeli alla ricerca dell’essenziale, corriamo il rischio di fare come quel fanciullo che tolse via tutte le foglie da un bulbo per trovarvi il nocciolo e rimase con il nulla in mano. Ecco un grande errore! Se togliamo le sovrastrutture dei Vangeli alla ricerca dell’essenziale, rimane il vero valore, ciò che Cristo disse. Ed è un gran valore, anche se in effetti non rimane che una piccola parte, pallida ombra della sua predicazione.
Credete forse che il valore del Cristo stia nel Cristianesimo? E’ da sciocchi crederlo! Se così fosse, gli orrori dell’Inquisizione, le Crociate, le guerre di religione, i genocidi, sarebbero tutti da addebitare al Cristo. Ciò che il cristianesimo ha fatto di bene o di male, non è da addebitare o accreditare al suo fondatore, ma agli uomini, perché rappresenta ciò che gli uomini hanno fatto in nome del Cristo e nulla più. Muta forse il valore della sua predicazione, in dipendenza del fatto che Egli abbia o non abbia operato miracoli? Che Egli sia stato Figlio di Dio? Certo che lo era, come lo siamo tutti! Forse che il suo dire è men vero se sua madre era o non era vergine, se Egli aveva o non aveva fratelli, se si chiamava Gesù di Nazareth o Jeshua Ben Panthera, o Maestro Giusto?
Chi fonda il giudizio sul Cristo su questi elementi, è come colui che giudica il vino dalla forma della bottiglia. Ed a questi dico: “se credete al Cristo per quel che è stato detto di Lui e non per quel che Lui ha detto, allora disilludetevi: il Cristo della tradizione è falso, come lo dimostra il fatto che gli Evangeli non corrispondono alla narrazione storica. Ciò che lo fece conoscere non fu una nascita facoltosa, una ricchezza, una sapienza accademica, non le amicizie influenti, non tutto questo. Ma unicamente ciò che disse lo fa sopravvivere ancora oggi nonostante l’opera disgregatrice delle Chiese che portano il suo nome, perché è verità che dura nel tempo. ********************************
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Blood of Martyrs - Seed of the Church.
Although a major period of Church history, the true story of the age of martyrdom is not well known. Revisionist historians dismiss as myth the persecution of the early Church, while many faithful Christians see the age as one of constant and systematic persecution lasting three centuries throughout the entire Roman Empire. Neither version bears much scrutiny, and both cloud our understanding of the life of the early Church and her relationship with Rome.
In The Age of Martyrs, Christopher Check, drawing on the work of serious historians including Marta Sordi and Msgr. Giuseppe Ricciotti, takes up the topic of this important era, showing how the pagan response to the early Christians was shaped by Roman law, which was, in the main, favorable to widespread religious tolerance.
He then explains how the laws outlawing Christianity came into effect and how they were enforced with varying degrees of severity depending upon the reigning emperor, and gives accounts of some of the more brutal persecutions of that age. He traces the development of the best way to understand the period: not as the replacement of pagan Rome with Christian Rome, but the convergence of the two.
Considering the truth that “the blood of martyrs is the seed of the Faith,” Check shows how the persecutions were finally brought to an end and what lessons we can derive from them. He concludes with a reflection on the martyrs themselves, suggesting some truths to keep in mind if we really want to enter into the spirit with which they all lived and in which they all gave their lives for Jesus Christ and His holy Church.
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Prof., credo che non abbia risposto alla mia domanda. Ragioniamo per assurdo: Cristo sia veramente esistito -> che strano! Suo cugino era a capo di una congrega gnostica e cabalistica -> hanno fatto di tutto per convincerci che le profezie del Vecchio T si siano avverate -> nuova religione. Quindi se e' tutto vero e' un'ortodossia se e' tutto falso e' un'eresia, immagino. Sta di fatto che rimane pur sempre una mitologia degna d'attenzione visto il palese sincretismo con altri culti del tempo,Grz
Nella mia risposta mi sono riferito ai Vangeli tramandati e anche a quelli gnostici.E' indubbio che così come è stata presentata la figura di questo personaggio, la sua storicità sia dubbia.Quindi ogni giudizio di eresia o ortodossia o a quanto abbia detto e a cosa possa aver appoggiato la sua predicazione, rimane nella fantasia di chi ha scritto o tramandato i vangeli.A questo proposito ti copio un intervento effettuato in una seduta medianica del Cerchio Firenze 77, in cui un'Entità esprime la sua opinione su questo argomento:******************************“Chissà se il Cristianesimo sarebbe mai nato se Cristo non fosse stato ritenuto “figlio di Dio”! Quanti si sono fatti questa domanda! E quanti, più ancora, si sono chiesti se Cristo veramente sia esistito.
I primi dubbi nacquero naturalmente ad opera dei Giudei, quando fu fatto osservare che gli Evangeli contengono alcune inesattezze storiche. Per esempio Luca e Matteo dicono che Gesù è nato al tempo di Erode e Luca aggiunge: “Durante il viaggio di spostamento fatto da Giuseppe e Maria, per sottostare al censimento di Quirino il Siriano”.
Ora, come si sa, Erode regnò dal 40 al 4 a.C., mentre il censimento di Quirino il Siriano fu fatto deposto Archelao figlio di Erode; quindi le date non tornano. Il Ricciotti, quasi vostro contemporaneo, cerca di rimediare la faccenda in un modo non certo molto convincente. Del resto poi il pasticcio diventa pasticciaccio quando si confrontano le date del presunto inizio della predicazione del Cristo con quelle di Anna, Caifa, Ponzio Pilato e della presunta morte di Gesù, per cui si perviene a concludere o che Cristo è morto a venticinque anni al tempo di Anna, Ponzio Pilato governatore della Palestina, o che è morto a trentasei anni, al tempo di Caifa, quando Ponzio Pilato non era più in Palestina da circa quattro anni. Altri sostengono che il 15 Nisan non cadde mai di venerdì per tutto il periodo in cui Ponzio Pilato restò in Palestina. Ma a questo proposito, francamente, esprimerei dei dubbi. Ancora: tralasciando la questione delle comete, del terremoto alla morte di Cristo, di secondaria importanza, insomma può far parte di una descrizione figurata, per esempio in Matteo, Gesù rimprovera gli Ebrei di aver ucciso Zaccaria Ben Barachia, mentre questo personaggio è risaputo che morirà 40 anni dopo la morte del Cristo. E non può certo trattarsi di un caso di omonimia perché Matteo ne riferisce i particolari della morte: “ucciso fra il tempio e l’altare”. Gli studiosi laici delle origini del Cristianesimo hanno sostenuto che la figura del Cristo non è sufficientemente testimoniata da documenti dell’epoca o di epoche immediatamente successive. Per esempio il “Mishnah”, che è una raccolta di nomi di ribelli all’autorità del Sinedrio, che va dal 40 a.C. al 200 d.C., non parla di Gesù. Filone di Alessandria, cronista, vissuto dal 30 a.C. al 40 d.C., elenca le sette religiose della sua epoca, perfino gli Esseni, ma non i Cristiani; almeno che non si vogliano identificare gli uni con gli altri. Il discusso passo di “Antiquitates” di Flavio Giuseppe, altro cronista vissuto dal 31 al 100 d.C., è chiaramente una interpolazione successiva; ed analoghi dubbi esistono per la lettera di Plinio il Giovane a Traiano, per quanto ci muoviamo già su un terreno diverso perché, come si sa, Plinio il Giovane è vissuto dal 62 al 114 d.C. Intendo dire che le testimonianze che si possono trarre da, per esempio, “Gli Annali” di Tacito, le “Epistole”, altri scritti di Svetonio, sono tutte di molto successive e non hanno il valore che avrebbero avuto documenti dell’epoca del Cristo; sembrano testimoniare più l’esistenza del Cristianesimo che non del suo fondatore. Tant’è vero che non poche hanno ritenuto il Cristianesimo nato su una figura ideale. E ben lo sapeva questo, l’anonimo autore della lettera di Publio Lentulo a Tiberio il quale, per colmare questa lacuna, parare il colpo, come si usa dire, inventò una bella lettera in cui un subordinato scrive al suo Imperatore in questi termini di Gesù: “Egli è di aspetto maestoso, viso roseo, incomparabile bellezza. Sua madre è la più bella e mesta figura che si sia conosciuta da queste parti”. Certo fa tenerezza questo anonimo autore che cercò di migliorare la situazione peggiorandola invece di molto, perché ci fa pensare che i dubbi sollevati dagli avversari del Cristianesimo, non erano del tutto infondati..
E’ stato anche detto giustamente che molte figure storiche non sono documentate, come quella del Cristo, eppure circa la loro esistenza non si sollevano dubbi. Obbiettivamente, affermare che il Cristo non sia esistito, mi pare un pochino eccessivo, anche tenendo presente il fatto che gli uomini non possono verificare la verità di un avvenimento, cioè verificare se un avvenimento sia realmente accaduto o meno. Gli Ebrei, ed una parte della tradizione occulta, lo identificano in Jeshua Ben Pantera, il figlio di una pettinatrice. Altri nel “Maestro Giusto” degli Esseni, vissuto un secolo prima, circa, del Gesù canonico. Certo è che i Vangeli furono scritti molti decenni dopo la morte del Cristo, sulla base di raccolte di aforismi e sulla tradizione orale, per cui la vita che si può trarre da questi documenti, di Gesù, è alquanto approssimativa. Questo lo riconoscono tutti a cominciare, onestamente, dai Cristiani. Ed altrettanto onestamente debbo dire che uno studio imparziale di questa figura non è mai stato fatto; si è visto raramente nella giusta luce.
Le opinioni ne hanno fatto ora il Figlio di Dio, ora un mistificatore, ora un essere mai esistito, sempre secondo aprioristiche concezioni. Sarei tentato di farla io una puntualizzazione di questa figura, se non mi rendessi conto che non serve a molto.
Vedete, non volete credere che sia Figlio di Dio? Bene! Crediamo che sia figlio di una prostituta. Uso questo termine nel senso dispregiativo che voi gli date, perché personalmente non giudico le creature dalla professione che svolgono e, per quel che posso vedere vi sono molte prostitute rispettabili, come tante rispettate madri di famiglia. Non volete pensare che fosse giustamente esatta la cronologia e la storia narrata dai Vangeli? Bene! Pensiamo che non sia esatta, togliamo tutte le parti che non concordano con fonti più certe, riduciamo cioè gli Evangeli ad una raccolta di aforismi come erano in origine. Volete pensare che il Cristo non sia esistito realmente? Bene! Crediamo che sia un personaggio creato dalla fantasia popolare. Nonostante ciò, niente cambia, perché tutte queste sono parti accessorie.
Lo studioso Harnech disse che se togliamo tutte le sovrastrutture dai Vangeli alla ricerca dell’essenziale, corriamo il rischio di fare come quel fanciullo che tolse via tutte le foglie da un bulbo per trovarvi il nocciolo e rimase con il nulla in mano. Ecco un grande errore! Se togliamo le sovrastrutture dei Vangeli alla ricerca dell’essenziale, rimane il vero valore, ciò che Cristo disse. Ed è un gran valore, anche se in effetti non rimane che una piccola parte, pallida ombra della sua predicazione.
Credete forse che il valore del Cristo stia nel Cristianesimo? E’ da sciocchi crederlo! Se così fosse, gli orrori dell’Inquisizione, le Crociate, le guerre di religione, i genocidi, sarebbero tutti da addebitare al Cristo. Ciò che il cristianesimo ha fatto di bene o di male, non è da addebitare o accreditare al suo fondatore, ma agli uomini, perché rappresenta ciò che gli uomini hanno fatto in nome del Cristo e nulla più. Muta forse il valore della sua predicazione, in dipendenza del fatto che Egli abbia o non abbia operato miracoli? Che Egli sia stato Figlio di Dio? Certo che lo era, come lo siamo tutti! Forse che il suo dire è men vero se sua madre era o non era vergine, se Egli aveva o non aveva fratelli, se si chiamava Gesù di Nazareth o Jeshua Ben Panthera, o Maestro Giusto?
Chi fonda il giudizio sul Cristo su questi elementi, è come colui che giudica il vino dalla forma della bottiglia. Ed a questi dico: “se credete al Cristo per quel che è stato detto di Lui e non per quel che Lui ha detto, allora disilludetevi: il Cristo della tradizione è falso, come lo dimostra il fatto che gli Evangeli non corrispondono alla narrazione storica. Ciò che lo fece conoscere non fu una nascita facoltosa, una ricchezza, una sapienza accademica, non le amicizie influenti, non tutto questo. Ma unicamente ciò che disse lo fa sopravvivere ancora oggi nonostante l’opera disgregatrice delle Chiese che portano il suo nome, perché è verità che dura nel tempo.”*******************************************************************+
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GROTTAMMARE – Poesie e pensieri hanno aperto, questa mattina, davanti alla scuola “Giuseppe Speranza” le celebrazioni del IV Novembre, Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, per le quali l’amministrazione comunale ha organizzato un intenso programma di eventi da oggi fino all’11 novembre, per sottolineare l’importanza di questa data fondamentale nella storia italiana.
Con la collaborazione dell’Istituto comprensivo “Giacomo Leopardi”, si è svolta la prima parte della mattinata: numerose classi della Primaria hanno incontrato le autorità cittadine e militari e le associazioni combattentistiche davanti al Monumento ai Caduti di via Garibaldi per deporre una corona di alloro e mostrare il lavoro didattico che nei giorni scorsi li ha tenuti impegnati sui temi della pace e del rifiuto di ogni guerra, riscuotendo le lodi di tutti i presenti.
Da qui, il programma è proseguito a tappe in altri luoghi significativi: la chiesa di San Pio V, dove a un momento di raccoglimento è seguita la deposizione di una corona di alloro in onore ai caduti, con la partecipazione della Corale Sisto V; la tappa successiva si è svolta nella pineta Ricciotti, davanti al Monumento all’Unità nazionale di Vito Pardo, e poi il corteo si è diretto verso la Sala Kursaal, dove è avvenuta l’apertura della mostra “La guerra addosso”, promossa dall’Istituto provinciale per la storia del movimento di liberazione nelle Marche e dell’età contemporanea, con il sostegno del Lions Club San Benedetto del Tronto Host e il patrocinio della Città di Grottammare.
Curata dallo storico e saggista Ludovico Testa, la mostra presenta anticipa nel sottotitolo (“Tracce del primo conflitto mondiale sui corpi e nelle menti dei sopravvissuti”) un tema poco approfondito della prima Guerra mondiale e cioè la vita dei tanti reduci che tornarono dal fronte mutilati nel corpo e nella mente e come la società li accolse e si occupò di loro.
L’allestimento è composto da materiale fotografico e documentario ripartito in 4 sezioni: dall’impatto traumatico del conflitto alla gestione del soccorso, dagli approcci terapeutici possibili per la medicina dell’epoca al reinserimento degli invalidi nella vita sociale e produttiva del Paese.
Nel corso del periodo espositivo (30 ottobre – 11 novembre, dal martedì alla domenica – dalle 17 alle 20), domenica 4 novembre la mostra accoglierà anche un momento di approfondimento dal titolo “I comitati di assistenza e i corpi esposti dei soldati”. La conferenza sarà tenuta dal direttore dell’ISML di Ascoli Piceno Costantino Di Sante (Sala Kursaal ore 17.30).
Tutti gli eventi sono gratuiti. Per le scuole, sono previste visite guidate su prenotazione, con laboratorio didattico curato dall’Istituto storico ascolano telefonando al numero 0736.252312. Ai partecipanti sarà rilasciato l’attestato di frequenza valido per l’acquisizione dei crediti formativi.
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Quesito Pace e Bene! Mi sono chiesto più volte come nel Vangelo di Luca, molto documentato da testimonianze, vi sia un racconto così dettagliato dell’Annunciazione dell’Angelo a Maria. Ho chiesto allo Spirito Santo di illuminarmi nel cercare una risposta e la più probabile mi è sembrata questa: Maria stessa aveva raccontato a Luca l’Avvenimento. Dopo lungo cercare ho trovato una nota di Padre Costantino Gilardi OP che conforta questa mia ipotesi. Chiedo fiduciosamente a Lei, Padre Angelo, ulteriori lumi. Ho quotidianamente presenti nella mia preghiera Lei e l’Ordine dei Predicatori Pace e Bene! Ugo C. Risposta del sacerdote Caro Ugo, 1. se non si può dire con sicurezza che sia stata la Madonna ad informare direttamente San Luca, è certo tuttavia che la fonte prima delle informazioni sulla nascita di Gesù è stata la Madonna. Anche sotto il profilo cronologico San Luca avrebbe potuto incontrare la Madonna prima della sua assunzione in cielo. Non possiamo dire invece con certezza che sia stata la Madonna ad informare direttamente San Luca. L’evangelista avrebbe potuto ricevere informazioni sicure da coloro che le avevano raccolte direttamente dalla Madre di Gesù. Il parere dei biblisti su questo punto è unanime. Ne presento tre tra i più quotati. 2. San Luca nel prologo del suo Vangelo fa riferimento a "testimoni oculari" degli eventi che si accinge a narrare (cfr. Lc 1,2) che nel frattempo erano diventati "ministri della parola” (Ib.). È ricorso pertanto ai migliori testimoni. Questi furono senz'altro gli apostoli e i discepoli. Per l'infanzia di Gesù si può pensare anche alla Madonna? Scrive il padre Marie-Joseph Lagrange: “Due allusioni discrete ma abbastanza chiare fanno comprendere al lettore avere la stessa madre di Gesù messo i discepoli a conoscenza di ciò che c'era di più intimo nelle origini umilissime di lui” (L’Evangelo di Gesù Cristo, p. 10). Le due allusioni sono le seguenti: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19 e 2,51). Pertanto senza dubbio la Madonna è stata la fonte principale di quello che avvenne attorno alla nascita di Gesù. Ciò non significa tuttavia che sia stata Lei a rivelare direttamente a San Luca quanto avvenne. L'evangelista può averlo appreso da coloro che Maria aveva reso edotti. 3. Giuseppe Ricciotti scende in maggiori dettagli e scrive: “Lo stesso prologo indica come fonte la tradizione, senza però specificare; non è difficile tuttavia scorgere tra i testimoni oculari e gli inservienti della parola in primo luogo il venerato maestro Paolo e poi anche altre insigni persone che Luca, viaggiando con Paolo può avere incontrato ad Antiochia, in Asia minore, in Macedonia, Gerusalemme, a Cesarea e a Roma: tra questi autorevoli informatori non è arrischiato annoverare gli apostoli Pietro e forse anche Giacomo (cfr. At 21,18), nonché l'evangelista Filippo presso cui in Cesarea dimorò Luca (cfr. At 21,8); non sono esclusi anche altri, circa i quali tuttavia sarebbe inutile perdersi in semplici congetture. Notevole è la menzione particolareggiata di donne: avevano seguito Gesù: "C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni” (Lc 8,2-3). Né Giovanna né Susanna sono dominate da altri evangelisti, benché fossero donne di alto grado sociale e facoltose; probabilmente Luca, menzionandole, vuole con discrezione indicare una fonte delle sue informazioni. Non meno discreta, ma assai più precisa, è l'allusione a un'altra donna di incomparabile dignità e importanza, cioè alla stessa madre di Gesù. Di parecchi fatti narrati da questo vangelo circa il concepimento, la nascita e l'infanzia di Gesù, soltanto sua madre Maria poteva esserne testimone ed informatrice; ed ecco ch
e Luca durante quella narrazione, per due volte, e a breve distanza, e quasi con gli stessi termini, ammonisce che "Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19, e poco appresso che “la madre di lui custodiva tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51). Questa insistenza di pensiero e di espressione è eloquente nella sua ponderata discrezione. Se Luca abbia conosciuto o no Maria personalmente, non risulta: ma anche nel caso che non le abbia parlato, precise informazioni fornite da lei gli possono essere pervenute attraverso l'apostolo Giovanni, il figlio adottivo assegnato a Maria da Gesù morente e nella cui casa ella dimorò dopo la morte del figlio vero (Gv 19,26-27)” (Vita di Gesù Cristo, §142). 4. Padre Marco Sales scrive: “Siccome nella storia dell'infanzia di Gesù, San Luca narra parecchi misteri dei quali unica o quasi unica testimone fu Maria Santissima e d'altra parte per ben due volte in questa parte del suo Vangelo ricorda che Maria Santissima conservava tutte queste cose nel suo cuore (2,19. 51), giustamente si può concludere che la Madre di Dio sia stata la fonte principale immediata o mediata a cui l'evangelista attinse quando ha narrato dell'infanzia del Salvatore. È pure probabile che San Luca abbia interrogato qualche parente o amico della famiglia del precursore e da lui abbia avuto quanto si riferisce alla nascita di Giovanni battista” (Introduzione al Vangelo di San Luca). Ti ringrazio vivamente per la preghiera che quotidianamente fai per me e per l’Ordine dei Predicatori. Ci è preziosa. Ti assicuro volentieri la mia e ti benedico. Padre Angelo
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GROTTAMMARE – Saranno le imprese IM.E.D’A srl di Teramo e ALBASISTEM srl di Alba Adriatica, associate in un RTI, Raggruppamento temporaneo di imprese, ad eseguire la sostituzione del tetto in cemento armato dell’edificio scolastico Speranza con una copertura in legno e la realizzazione di nuovi ambienti nel sottotetto. Si è così concluso l’iter di selezione dell’affidatario dei lavori avvenuto tramite la Stazione Unica Appaltante della Provincia di Fermo nelle settimane scorse.
Un sopralluogo dei tecnici comunali insieme ai responsabili dell’impresa ha siglato la prima riunione operativa per la prossima apertura del cantiere, prevista entro il mese di aprile. I lavori verranno eseguiti per l’importo di 630.133,89 €. La somma deriva dal ribasso offerto dalla RTI del 30,113% e comprende gli oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso e l’iva del 10%.
Il progetto esecutivo del primo stralcio dei lavori di Restauro ed adeguamento sismico generale dell’edificio scolastico “G. Speranza” è stato predisposto dal gruppo di progettazione interno all’Area Gestione delle Opere Pubbliche, in collaborazione con l’ing. Alessandro Vittorini Orgeas. E’ un’opera del valore totale di € 1.000.000 per la quale il comune di Grottammare ha ottenuto un finanziamento statale a carico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
L’intervento al tetto costituisce la prima parte dei lavori necessari ad adeguare l’edificio ai parametri della nuova normativa in tema di sicurezza sismica dei luoghi pubblici. Lo stabile attende infatti anche il consolidamento di una parte dei solai dell’ala est, che verrà garantito con un secondo stralcio.
“Siamo pronti a partire – afferma il sindaco Enrico Piergallini – Grazie al grande lavoro dell’area Lavori pubblici inizieremo il cantiere prima del previsto. D’altra parte, prima iniziamo e prima riusciremo a concludere questo intervento strutturale che è senza ombra di dubbio uno dei più importanti progetti di investimento sull’edilizia scolastica realizzati dalla nostra città negli ultimi anni. Al termine dei lavori, avremo un edificio sismicamente più sicuro e un piano completamente agibile per accogliere nuove attività didattiche”.
La scuola elementare “Giuseppe Speranza” fu una delle prime opere in territorio piceno progettate dall’architetto e ingegnere Vincenzo Pilotti, la sua costruzione ebbe inizio a partire dal 1911. Sorgeva sulla via Regina Margherita, oggi via Garibaldi, che costituiva la prima estensione del Nuovo Piano Regolatore municipale, redatto dall’ing. Attilio Pinocchi e promosso dal sindaco Giuseppe Ricciotti.
L’edificio si eleva per un’altezza complessiva di 17 metri su di un impianto planimetrico simmetrico ad H ed esibisce contaminazioni stilistiche e morfologiche ricorrenti nelle realizzazioni architettoniche ad esso contemporanee, evidenti, per esempio, nell’elegante cornice affrescata con motivi floreali della facciata e nei pregiati apparati decorativi che sormontano i portali.
Sviluppato in origine su due livelli più un piano seminterrato, eccezion fatta per il corpo ovest, il quale dal piano seminterrato sviluppava un ambiente a tutta altezza, l’edificio scolastico è stato oggetto di numerosi interventi di recupero funzionale e statico.
Il primo di essi risale al 1955, per la realizzazione, nel corpo ovest, del piano primo e una nuova distribuzione del piano terra e del seminterrato; sempre dell’epoca, è la costruzione di un impalcato in cemento armato nel sottotetto, necessario a “tenere” la testa delle nuove partizioni del piano primo.
Nel 1967 è eseguito un secondo rilevante intervento necessario al consolidamento del solaio di copertura e del sottostante plafone in camorcanna per via di alcune lesioni.
Nel 1973 sono oggetto di consolidamento strutturale i solai del piano rialzato e del piano primo e nel 1984 è stata eseguita la demolizione del solaio di copertura ligneo, per la realizzazione di un solaio in cemento armato dello spessore di 24cm.
I più recenti interventi di tipo strutturale risalgono al 2004, quando viene eseguito l’intervento di adeguamento funzionale, sismico ed antincendio della scuola: offriva risposte alla necessità di riequilibrare la distribuzione planimetrica delle murature resistenti al sisma dell’ala ovest dell’edificio.
L’edificio Speranza è un bene tutelato: il 19 ottobre 2007, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche, ha decretato lo stato di interesse storico – architettonico.
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GROTTAMMARE – E’ stato presentato questa mattina alla presenza del sindaco Enrico Piergallini e dell’ assessore Daniele Mariani il nuovo percorso vita della Pineta Ricciotti. Numerosi gli interventi effettuati nella zona. Innanzitutto la manutenzione verde settore nord (tratto compreso tra via Cavour e Stazione ferroviaria). Rilevamento di tutte le ceppaie residue dall’abbattimento dei pini effettuato nel corso degli ultimi anni per ragioni di pubblica incolumità (26 esemplari negli ultimi 5 anni). Individuazione della ditta per il carotaggio delle ceppaie e affidamento dei lavori (effettuati 14 carotaggi dalla ditta Di Lorenzo Silvano di Monteprandone, importo totale € 1.195,60 i.c.. Scelta delle essenze arboree per la sostituzione dei pini abbattuti, individuazione della ditta e affidamento della fornitura alla ditta Vivai Piante Brutti Nicola di Grottammare: sono stati ripiantumati 3 lecci a bordo strada mentre nel centro della pineta sono stati messi a dimora 2 aceri campestri e 2 aceri rossi. Importo complessivo € 583. Ed infine l’intervento di potatura ordinaria per il mantenimento e l’alleggerimento della chioma dei pini eseguito dalla ditta Eco Services di Traini Giuseppe di Ascoli Piceno nel mese di Settembre 2016.
Per quanto riguarda, invece, la manutenzione strutture e attrezzature, bisogna segnalare la ripulitura e tinteggiatura muro ferroviario (eseguite in economia), l’ affidamento alla ditta Eco Services di Traini Giuseppe di Ascoli Piceno per un importo di € 3.172,00 i.c. delle seguenti opere: rimozione delle attrezzature poste nell’area sopraelevata delle FF.SS. per essere riposizionate nella pineta Ricciotti; levigatura e verniciatura di tutte le attrezzature fitness; posizionamento delle attrezzature ginniche rimosse dall’area sovrastante; verifica e/o eventuale sostituzione dei pezzi danneggiati delle attrezzature ginniche (legno, viti, accessori etc.); sostituzione delle tabelle descrittive circa l’uso corretto di ogni singolo attrezzo ginnico.
Ed inoltre ecco 7 panchine con doghe in pvc riciclata dalla ditta Ferrinox Srl di San Giorgio delle Pertiche (PD) per un importo complessivo di € 3.034,14 i.c. (montaggio a cura degli operai comunali), 3 attrezzature per il percorso fitness dalla ditta Gruppo Dimensione Comunità Srl di Bagnatica (BG) per un importo di € 1.586 i.c. (montaggio a cura degli operai comunali). In programma,infine, anche la sostituzione dei pali della pubblica illuminazione dell’intera pineta con corpi illuminanti di ultima generazione a luce bianca.
Domenica prossima 26 marzo alle ore 10.30 è in programma una festa nell’ area fitness, con percorso sportivo guidato ed esibizioni, organizzato in collaborazione con l’ Asd Studio Movimento e il Comitato di quartiere Stazione.
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